Come NON fare Link building

Come NON fare Link building, in salsa ticinese

Bello, oltre ogni modo. Ma proprio perché sfonda ogni regola di Google contro la manipolazione della SERP. Non é la prima volta che mi imbatto in un articolo del genere su un famoso portale del Canton Ticino. Questo sito di notizie generaliste, da spazio anche ad articoli tecnologici, palesemente pubblicitari e imbottiti di link.

Vediamo insieme quali direttive di Google vengono violate. E perché ad un’azienda che fa un’azione di link building del genere non affiderei mai la mia SEO.

N.B.: Questo articolo tratterà solo gli argomenti che permettono la comprensione di questo caso specifico, la link building é una disciplina molto più ampia

Cosa ne pensa Google della Link building?

L’obbiettivo di Google é dare il miglior risposta alla domanda di un utente, punto. Se questo presupposto dovesse venire a mancare, sicuramente cadrebbe il suo monopolio.

Proprio per questo la grande G impegna una marea di risorse nel contrastare ogni manipolazione della SERP, e qui potremmo aprire una capitolo infinito sulla SEO Black-Hat.

Una delle particolarità che ha fatto prevalere questo search engine sugli altri, era l’algoritmo basato soprattutto sui link in entrata per valutare l’importanza di un sito. Proprio per questo é nata una disciplina SEO dal nome Linkbuilding, cioé l’arte di portare link al proprio sito.

Fino a qualche anno fa ogni link portava “trust”, senza incorrere in penalizzazioni. Nel tempo questa branca della Search Engine Optimization ha creato una moltitudine di tecniche, da quelle più lecite a quelle borderline, fino alle più controverse.

Proprio per questo motivo Google ha dovuto correre ai ripari, creando una regola che vale tutt’ora:

Ogni link non naturale o pagato é penalizzante

Questo vuol dire che ogni link guadagnato con l’inganno o pagando porterà ad una penalizzazione sia del sito che pubblica il link, sia di chi lo riceve. Con una sola eccezione, aggiungere l’elemento rel=”nofollow”.

I link sono tutti uguali?

No, esistono una moltitudine di link diversi, ma per capire questo articolo basta conoscerne tre:

Generic, il cui anchor text (il testo cliccabile) é solitamente “clicca qui”, “scopri di più”. Sono link frequenti ma di poco valore

Branded link, in questo caso l’anchor text é il nome dell’azienda o del sito linkato, molto spesso si incontra questo tipo di link ed é quello più naturale

Keyword link, qui l’anchor text sarà una keyword, tipo “Corso SEO” o “Social Media”. Questo link passa moltissimo valore, ma é molto difficile da incontrare e per questo é il più sospetto per Google.

Vediamo gli errori fatti

Dopo il doveroso spiegone, finalmente vediamo cosa hanno prodotto i nostri prodi e perché un vero esperto SEO non farebbe una cosa del genere.

1. Il tema del sito é sbagliato

Google, per passare del valore, tiene in considerazione il tema di entrambi i siti. Ad esempio, se una rivista sportiva linka un brand si scarpe da running, questo link porterà del valore.

Invece, nel nostro caso specifico, si tratta di un sito di news, mentre il sito target é un’agenzia web. Il risultato é zero valore in ottica link building, ma questo é il meno.

2. Tutte le anchor sono Keyword secche

La via più diretta per essere sanzionati da Google. L’articolo contiene ben 9 link, di cui 8 con anchor text su keyword specifiche, che puntano ad altrettante landing page. Come abbiamo detto prima, un link il cui testo é una parola chiave risulta molto sospetto, ma addirittura 8 in un solo testo é come un razzo di segnalazione. Good job!

3. I link non utilizzano il nofollow

Il sospetto che questo sia un articolo comprato é forte, anche se non é possibile dimostrarlo, a Google bastano gli indizi per penalizzare il sito. L’unica scappatoia sarebbe l’utilizzo del famoso attributo nofollow. Con questo l’agenzia direbbe a Google di non passare valore al suo sito, perché i link non sono naturali.

Questa condizione non é stata adempiuta, quindi per Big G questo é un tentativo di manipolare i suoi algoritmi. E non é una buonissima idea 🙂

E se facessero questo per un cliente?

Vi rivolgereste mai ad un agenzia che maldestramente mette se stessa sulla strada di una penalizzazione Google?

Ecco il punto. Questa agenzia propone vari servizi web, dallo sviluppo al social media marketing fino, appunto, alla SEO. Se dovessero proporre un servizio di link building simile a quello fatto per loro stessi, l’unico risultato sarebbe quello di rovinare il posizionamento Google del cliente. Purtroppo lo sventurato cliente, non capendo cosa succede, si rivolgerà ancora all’agenzia che gli propinerà altre soluzioni simili, entrando così in un circolo vizioso.

E via assicuro che ripulire un sito da link penalizzanti, per farlo tornare nelle grazie di Google é un lavoro MOLTO arduo.

Ma la link building é sicura?

Dovete tenere a mente che la link building é un tecnica borderline e come tale deve essere trattata. Nel contempo é anche essenziale per avere dei risultati tangibili, ma solo dopo aver fatto un ottimo lavoro on-site.

Una campagna di linkbuilding deve essere studiata strategicamente per essere efficace, i link devono essere distribuiti nel modo più naturale possibile e con una tempistica ben studiata. Nulla deve essere lasciato al caso, perché una penalizzazione Google potrebbe costare molto caro in termini economici.

Quindi si, la link building é una tecnica sicura, ma solo se eseguita da SEO professionisti e non imbottendo i testi di link spam.

Voi cosa ne pensate?

P. S. : ho avvisato l’agenzia in questione dell’errore ma non hanno ancora provveduto a rimuoverlo

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